Il Corretto Dimensionamento dello Stop Loss

Nel mondo dell' Informatica, quando si deve esprimere un giudizio sulla bontà o meno di un algoritmo, si valuta sempre il suo comportamento non nel caso migliore o nel caso intermedio, ma nel caso peggiore.
In modo analogo, quando si deve scegliere tra due (o più di due) diversi algoritmi che risolvono lo stesso problema, si sceglie sempre quello che si comporta meglio non nel caso migliore o nel caso intermedio, ma nel caso peggiore.
Ad esempio, se devo scegliere tra due algoritmi che eseguono l'ordinamento di un insieme di numeri, li confronterò e valuterò non nel caso in cui l'insieme da ordinare sia già parzialmente ordinato (caso migliore) o moderatamente disordinato (caso intermedio), ma nel caso in cui esso sia totalmente disordinato (caso peggiore).
Dunque, dopo averli confrontati e valutati nel caso peggiore, sceglierò poi quello che in una tale circostanza mi ha fornito i risultati migliori in termini di tempo impiegato (complessità di tempo) e di spazio occupato (complessità di spazio).
Un tale modo di procedere viene definito come quello della RICERCA DEL RISULTATO MIGLIORE NEL CASO PEGGIORE.

Adottando questa tecnica, vediamo con un esempio quale potrebbe essere una buona soluzione del problema del Corretto Dimensionamento dello Stop Loss.

Supponiamo, al riguardo, di avere due negoziatori, A e B, che partono entrambi da un Capitale Iniziale di 10.000 € ma che, per le loro operazioni di trading, scelgono due modi diversi di fissare lo Stop Loss: A lo fissa ad un valore costante uguale a 200 €, mentre B lo fissa ad un valore variabile uguale al 2 % del capitale disponibile sul conto di trading.
Supponiamo, inoltre, che entrambi i traders eseguano una sola operazione alla volta, per la quale impiegano tutto il capitale disponibile sul proprio conto di trading.

Per vedere quale dei due negoziatori ha fatto la scelta migliore, esaminiamo l'andamento dei loro conti di trading in una circostanza davvero molto negativa, che può sicuramente essere considerata il caso peggiore che possa verificarsi nella loro attività di investimento: supponiamo, al riguardo, che entrambi sbaglino tutte le loro prime 50 operazioni, collezionando così ben 50 perdite consecutive.

Ebbene, il negoziatore A, dopo 50 perdite consecutive uguali a 200 € ciascuna, avrà completamente azzerato il saldo del proprio Capitale Iniziale di 10.000 €, per cui si ritroverà con un Capitale Finale di 0 €, sicuramente insufficiente per continuare la propria attività di investimento.
Il negoziatore B, invece, dopo 50 perdite consecutive uguali al 2 % ciascuna del capitale disponibile sul conto di trading, si ritroverà ad avere realizzato una perdita complessiva di "soli" 6.358 €, per cui avrà a disposizione un Capitale Finale di 3.642 €, ancora sufficiente per continuare la propria attività di investimento e cercare di recuperare, almeno in parte, le perdite fino a quel momento conseguite.
[Chi desidera verificare i conteggi qui riportati, può farlo utilizzando un semplice foglio di calcolo].

Da questo esempio risulta evidente, quindi, che l'utilizzo di uno Stop Loss "dinamico" uguale ad una certa percentuale del capitale disponibile sia nettamente da preferire a quello di uno Stop Loss "statico" fissato una volta per tutte, ed inoltre appare ragionevole e di buon senso prendere il 2 % come percentuale di riferimento, riguardo al capitale disponibile sul proprio conto di trading, per l'inserimento e l'attivazione di uno Stop Loss.